Siete stanchi di essere contattati a qualunque ora da ostinati operatori di call center che tentano di convincervi a sottoscrivere contratti di acquisto di beni di ogni tipo? Per voi ci sono buone notizie. Da martedì 1° febbraio diventa operativo a pieno titolo l’articolo 20 della legge 166 del 2009, che consente agli utenti di negare il proprio consenso alle telefonate promozionali.
Per dichiarare la volontà di opporsi al ricevimento di chiamate da parte di aziende che utilizzano il canale delle vendite via telefono, bisognerà iscriversi ad un apposito elenco, il “Registro delle opposizioni”. L’operazione potrà essere effettuata comodamente da casa, attraverso l’apposito sito internet www.fub.it, gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni.
Dal mese prossimo partirà anche la relativa campagna informativa, a cura del Dipartimento dell’editoria di Palazzo Chigi. Per evitare quanto già accaduto negli Stati Uniti, ovvero un esodo di massa degli utenti telefonici verso il Registro, evidentemente esasperati da chiamate dal tono troppo aggressivo o comunque importune, in contemporanea sarà varato dai gestori telefonici un codice di autoregolamentazione del marketing.
In primo luogo, la nuova regolamentazione stabilisce precise fasce orarie in cui i clienti potranno essere contattati. Inoltre, scatterà il “coprifuoco” nei giorni festivi, poichè ci sarà divieto assoluto di disturbare, e infine la tempistica delle chiamate sarà regolata in modo tale da evitare che lo stesse utente possa essere contattato dalla medesima azienda più di una volta al mese. Ad ogni chiamata,poi, l’operatore sarà sempre obbligato a rammentare al potenziale cliente la possibilità di “migrare” verso il Registro delle opposizioni.
Questo tipo di registro esiste già negli Usa, dove il 90% dei titolari di un contratto telefonico ha deciso di rifiutare le chiamate promozionali, e in altri Paesi europei,come Spagna e Regno Unito, dove vi ha aderito circa il 20-30% degli utenti.
Questo nuovo sistema di silenzio-assenso, per cui se non si esplicita il proprio rifiuto si dà in pratica il consenso ad essere contattati, viene già criticato dalle associazioni dei consumatori. Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti di Adusbef e Federconsumatori, denunciano l’assenza di adeguata informazione, che sarebbe invece necessaria nella fase di passaggio dal vecchio sistema definito “opt-in” al nuovo “opt-out”:
“Non ne è a conoscenza nessuno.Ciò è molto grave e si aggiunge alla gravità della decisione di intraprendere questo nuovo e sgangherato sistema, che comporterà fortissimi disagi alle famiglie italiane soprattutto a quelle più anziane. Ecco perché chiediamo una deroga all’attuazione di questo sistema di alcuni mesi per permettere una capillare informazione al Paese”.